Prova di scrittura pubblica

Questo blog si LEGGE !!! ...ma AL CONTRARIO... se sei qui per la prima volta inizia dal PRIMO CAPITOLO altrimenti leggi la fine del LIBRO !!!

Capitolo 1 (2): Segni evidenti di una storia complicata

Non era certo il tipo da farsi intimidire; era nota la sua razionalità. Perfino le donne con cui si era accompagnato gli contestavano spesso quella sua scarsa capacità di farsi coinvolgere, quell'antipatico essere efficace e controllato nelle reazioni; e proprio quando gli contestavano questa deficienza - che alcuni definirebbero pregio - cosa che succedeva nei migliori momenti di sana conflittualità femminile, dimostrava il suo migliore self control - si così diceva Lorin, ragazza bionda e dal corpo insignificante ma dall'arguta presunzione di capire le persone, proprio "eccessivo ed irritante self control". Non era l'unica cosa che Lorin gli contestava: la sua assoluta mancanza di attenzione, la ridotta propensione all'impegno, l'attaccamento morboso al suo percorso di vita e quello che lei chiamava "senso di divinità arrivata sulla terra" - in effetti quest'ultima non l'aveva mai capita ma Lorin era donna dai discorsi difficili, complicati che se lasciati indissolti risultavano molto fascinosi ma se approfonditi rivelavano un puro esercizio di stile oratorio. Ma oramai Lorin era una storia conclusa da anni, ritornava solo in qualche notte agitata - si come quella che stava trascorrendo - ricoprendo ruoli inaspettati nel procedere di percorsi onirici incontrollati: figurarsi che una volta se l'era trovata cantante reggae in un locale underground, lei di fatto serioso avvocato con carriera iniziata e dalle belle speranze in studio notabile di centro città. A dirla tutta, si domandava come mai in quel sogno anche lui era sul palco con indosso un vestito rosso con paiette ma forse il tempo trascorso aveva modificato il ricordo del sogno già di per se offuscato dalla prima apertura delle palpebre.

Capitolo 1 (1): Segni evidenti di una storia complicata

Continuava ad analizzare quella situazione. Le diverse ipotesi che continuavano a riempirgli la mente non riuscivano a soddisfare la sua inesorabile voglia di tranquillità. Era sempre faticoso dover pensare e ripensare alle stesse cose, rimuginare sugli stessi argomenti e rigirarsi in quel labirinto senza mai riuscire a fermarsi. Eppure in quel labirinto ci entrava spesso senza spinta e consapevole che gli sarebbe bastato smettere di accanirsi per potersi sollevare ed evadere senza costrizioni. La maglietta bianca che aveva affrontato già l'intera notte gli si appiccicava alla pelle e il tocco dell'aria che entrava dalla piccola finestra dimenticata socchiusa non lo sollevava da quel leggero inzupparsi di sudore ed umidità, creadogli anzi piccoli brividi.
Il lampeggiare della sveglia si rifletteva nello specchio. Segnava le 3.16: come spesso accadeva la notte aveva portato una breve interruzione della corrente elettrica, tanto breve che solo la sveglia elettronica ne avrebbe portato traccia la mattina dopo. Si era ripromesso di cambiare la pila tampone da mesi ma continuava a ricordarsene solo al mattino quando la sveglia gli occhieggiava come una qualunque spia della benzina. Dovevano essere le cinque del mattino o forse non ancora. Ricordava di aver contato i rintocchi della campana della vicina chiesa già più volte mentre si rotolava nel lento avanzare di quella nottata. Si, dovevano essere le cinque o forse la cinque e mezza.
Aveva la bocca impastata di quella mistura di saliva e sete che si genera quando la sera prima si è mangiato pane, formaggio salato ed abbondante vinaglia fino a scoppiare. Il lenzuolo giaceva inerme al fondo del letto con i segni evidenti dei molti calci notturni subiti, non solo di quella notte ma di molte altre che nemmeno lui ricordava quante; di pari suo, il cuscino era finito suicida sul pavimento a ricordare ancora di più quella notte agitata - come se non bastassero i suoi capelli contorti a ricordargliela.
Il debole sole che si insinuava tra la sottile linea che era lasciata libera dalla persiana mal chiusa gli confermò che le sei non erano ancora passate. Riprese il cuscino caduto, sbattendolo un paio di volte con il palmo della mano come a compassione di quel fedele compagno notturno sempre maltrattato. Si disse che non aveva nulla di cui preoccuparsi, nulla per cui dovesse restare nel suo labirinto; dopotutto ne aveva subite di peggiori e questa non sarebbe stata che un'altra inutile complicazione da risolvere. Certo, se non si fosse trovato in quella situazione non avrebbe avuto nulla da rimpiangere, ma comunque bastava astrarsi un pò, sollevarsi per osservare meglio e tutto sarebbe stato più freddamente conciliabile. E questo lo avrebbe sicuramente potuto fare tra un paio d'ore.