Prova di scrittura pubblica

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Capitolo 1 (1): Segni evidenti di una storia complicata

Continuava ad analizzare quella situazione. Le diverse ipotesi che continuavano a riempirgli la mente non riuscivano a soddisfare la sua inesorabile voglia di tranquillità. Era sempre faticoso dover pensare e ripensare alle stesse cose, rimuginare sugli stessi argomenti e rigirarsi in quel labirinto senza mai riuscire a fermarsi. Eppure in quel labirinto ci entrava spesso senza spinta e consapevole che gli sarebbe bastato smettere di accanirsi per potersi sollevare ed evadere senza costrizioni. La maglietta bianca che aveva affrontato già l'intera notte gli si appiccicava alla pelle e il tocco dell'aria che entrava dalla piccola finestra dimenticata socchiusa non lo sollevava da quel leggero inzupparsi di sudore ed umidità, creadogli anzi piccoli brividi.
Il lampeggiare della sveglia si rifletteva nello specchio. Segnava le 3.16: come spesso accadeva la notte aveva portato una breve interruzione della corrente elettrica, tanto breve che solo la sveglia elettronica ne avrebbe portato traccia la mattina dopo. Si era ripromesso di cambiare la pila tampone da mesi ma continuava a ricordarsene solo al mattino quando la sveglia gli occhieggiava come una qualunque spia della benzina. Dovevano essere le cinque del mattino o forse non ancora. Ricordava di aver contato i rintocchi della campana della vicina chiesa già più volte mentre si rotolava nel lento avanzare di quella nottata. Si, dovevano essere le cinque o forse la cinque e mezza.
Aveva la bocca impastata di quella mistura di saliva e sete che si genera quando la sera prima si è mangiato pane, formaggio salato ed abbondante vinaglia fino a scoppiare. Il lenzuolo giaceva inerme al fondo del letto con i segni evidenti dei molti calci notturni subiti, non solo di quella notte ma di molte altre che nemmeno lui ricordava quante; di pari suo, il cuscino era finito suicida sul pavimento a ricordare ancora di più quella notte agitata - come se non bastassero i suoi capelli contorti a ricordargliela.
Il debole sole che si insinuava tra la sottile linea che era lasciata libera dalla persiana mal chiusa gli confermò che le sei non erano ancora passate. Riprese il cuscino caduto, sbattendolo un paio di volte con il palmo della mano come a compassione di quel fedele compagno notturno sempre maltrattato. Si disse che non aveva nulla di cui preoccuparsi, nulla per cui dovesse restare nel suo labirinto; dopotutto ne aveva subite di peggiori e questa non sarebbe stata che un'altra inutile complicazione da risolvere. Certo, se non si fosse trovato in quella situazione non avrebbe avuto nulla da rimpiangere, ma comunque bastava astrarsi un pò, sollevarsi per osservare meglio e tutto sarebbe stato più freddamente conciliabile. E questo lo avrebbe sicuramente potuto fare tra un paio d'ore.

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